INCONTRI IN MEDIATECA, SPAI-LOCARNO, ANNO 2014/2015
Cento anni e cento guerre
Nel centenario dell’inizio del primo conflitto mondiale, il tema conduttore degli INCONTRI IN MEDIATECA per l’anno scolastico 2014/2015 sarà la guerra. Secondo non pochi storici e politologi, la Grande guerra fu l’evento che delineò le coordinate fondamentali del ventesimo secolo. Molta storiografia è infatti concorde nel considerare la seconda guerra mondiale come una prosecuzione della prima. La mobilitazione totale di tutti i settori della società, l’industrializzazione e tecnicizzazione dei conflitti armati, la crescita esponenziale delle vittime fra la popolazione civile, l’estensione delle operazioni belliche a ogni ambito della realtà territoriale (sopra e e sotto la superficie dei mari, nei cieli e in ogni angolo della terraferma), lo sterminio spesso pianificato di intere popolazioni e altre innovazioni, pratiche, eventi ed effetti sono senz’altro riconducibili a quella immensa catastrofe mondiale – e peraltro non cessano di spiegare effetto nella realtà contemporanea.
Durante gli Incontri si tenterà non tanto di delineare un quadro generale, quanto di mettere a fuoco alcuni aspetti della guerra così come sono andati delineandosi da cento anni a questa parte. Saranno così affrontati temi riguardanti il diritto internazionali e umanitario, la mobilitazione degli apparati tecno-scientifici a fini bellici, il territorio nell’epoca della guerra totale, l’esperienza della guerra nella letteratura, la geografia bellica, le operazioni di pulizia etnica e i genocidi pianificati.
Com’è ormai tradizione, gli incontri non hanno un taglio specialistico, bensì mirano a stimolare la riflessione e il dibattito e sono aperti a tutti.
Gli incontri sono moderati da Raffaele Scolari.
Mercoledì 1. ottobre 2014
Cento e più narrazioni di un secolo
Secolo – cento e una storia di un secolo, pubblicato in Italia nel 2008 (edizioni Diabasis), è un romanzo dello scrittore serbo Aleksandar Galatica. Centouno storie con oltre centocinquanta personaggi per raccontare il ventesimo secolo, con uno sguardo lucido e lirico al tempo stesso. Galatica è per così dire tornato sul luogo del delitto, ossia sul tema della guerra, con La grande guerra: un esempio di narrazione. Riguardo a quest’opera, di prossima pubblicazione in lingua italiana, in una recente intervista ha dichiarato: “La prima guerra mondiale ha davvero aperto le porte a un’epoca che definirei sia globale sia addirittura informatica. Il risultato è ciò che si presenta ai nostri occhi oggi. C’è chi afferma che viviamo nel più bello di tutti gli inferni”.
Prendendo lo spunto dai capitoli 1914 : l’anno dei patologi, 1915: l’anno dei mercanti, 1916: l’anno del re, 1917: l’anno dello zar e 1918: l’anno dei criminologi, durante l’incontro si tenterà di delineare alcune piste interpretative sulle cause, lo svolgimento e le conseguenze dell’evento che ha aperto le porte degli inferni del secolo breve.
Relatore: Sergio Roic, giornalista e scrittore
Mercoledì 1. ottobre 2014
L’umanitarietà del diritto nella morsa dei “Sonnambuli“
Un diritto internazionale umanitario esisteva già, seppure in forma rudimentale, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. La sua origine viene tradizionalmente fatta risalire all’esperienza scioccante di Henri Dunant durante la battaglia di Solferino (1859) e alla successiva creazione della Croce rossa internazionale. Da questa iniziativa scaturirà una prima Convenzione di Ginevra (1864), creata con lo scopo di migliorare la situazione dei militari feriti in guerra. Essa rappresenta il prototipo di tutti i successivi trattati internazionali in ambito di diritto umanitario. Accanto alle Convenzioni
dell’Aia del 1899 e del 1907, la Convenzione del 1864 offriva il quadro normativo cui avrebbero dovuto attenersi i belligeranti della Grande Guerra, quelli che lo storico australiano Christopher Clark, ha recentemente definito “i sonnambuli”, per il modo in cui sono scivolati in questa tragica carneficina; una guerra che, nonostante gli sforzi della Croce rossa internazionale, rappresentò un vistoso passo indietro nella storia del diritto internazionale umanitario. Anche l’epoca successiva, nonostante la creazione della Società delle Nazioni, costituirà una lunga fase di stagnazione del diritto internazionale umanitario e sarà soltanto con la fine della Seconda Guerra Mondiale che si apriranno delle strade nuove in questo ambito, segnatamente con le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, che rappresentano ancora oggi il nucleo fondamentale del diritto internazionale dei conflitti armati (ius in bello).
Relatore: dott. Roy Garré, storico del diritto e giudice del tribunale penale federale
Mercoledì 5 novembre 2914
Cronaca di una grande guerra
La Grande Guerra, poi chiamata anche Prima guerra mondiale, fu il conflitto che aprì il XX secolo, il secolo più conflittuale e più tragico dell’intera storia dell’umanità. Tra il 1914 e il 1918 morirono più di 10 milioni di persone, si sperimentarono nuove armi, come i gas e il carro armato, furono mobilitate le donne per sostituire gli uomini inviati in massa al fronte, l’economia venne interamente subordinata in favore dello sforzo bellico. Tanti cambiamenti che fecero del primo conflitto mondiale qualcosa di autenticamente nuovo.
La relazione si propone di tracciarne le principali caratteristiche e di mettere in evidenza quelle che furono le sue conseguenze.
Relatore: Roberto Sala, docente di storia
Mercoledì 26 novembre 2014
Insegnare la Grande Guerra
Il centenario della Grande Guerra è un’occasione per fare sia il punto sulle scuole storiografiche che si sono delineate negli ultimi decenni sia sui dibattiti e sulle ricerche in corso e stimolate da questo anniversario. Un aspetto centrale è pure il rapporto tra storia e memoria.
Partendo dai paradigmi proposti da Antoine Prost, quali punti di vista assumere nell’insegnamento? Quali periodizzazioni? Quali scale spaziali adottare? Quali attori sociali studiare?
Una parte della riflessione verterà anche sulla Svizzera e la sua neutralità, nonché sullo stato attuale degli studi.
Relatore: Pasquale Genasci, esperto storia SM
Mercoledì 14 gennaio 2015
Ernst Jünger, il filosofo della guerra
Ernst Jünger è noto per essere stato uno dei primi a riflettere sulla natura della Grande guerra e sulle trasformazioni epocali che in essa si manifestarono e che essa stessa promosse. Scrittore, filosofo e soldato in entrambi i conflitti mondiali, in molte sue opere analizzò l’evento bellico moderno con lo stesso rigore con cui si dedicava agli studi e alle ricerche di entomologia. Sue sono le nozioni di “soldato-lavoratore” e di “mobilitazione totale al lavoro”, le quali stanno a indicare il nuovo soggetto e la nuova realtà sociale e produttiva che nella e con la prima guerra mondiale si sono imposti e da allora segnano e condizionano l’evoluzione storica fino ai nostri giorni.
Relatore: prof. Maurizio Guerri, filosofo e docente presso l’Accademia di Brera
Mercoledì 4 febbraio 2015
Geografia bellica
Quante guerre, dichiarate o non dichiarate, si combattono oggi? Quanti spazi vuoti, ossia regioni senza guerra, vi sarebbero su un ipotetico atlante bellico? Sappiamo tutti che in molte regioni del mondo si combattono guerre atroci; tuttavia, spesso (e volentieri, potremmo dire polemicamente) siamo indotti a credere che la situazione globale sia tutto sommato sotto controllo. Per contro, dei 193 paese membri dell’ONU, uno su cinque è in stato di belligeranza. Molte sono le guerre dimenticate, ma il dato più atroce è che il 90% delle vittime delle guerre oggi combattute sono civili, e del pari che i danni causati dai conflitti armati ai beni artistici e ambientali sono immensi e quasi sempre irreparabili.
Relatore: Stefano Agustoni, geografo
Mercoledì 4 marzo 2015
Uomini incapaci di pensare. Hannah Arendt e il caso Eichmann
Nel secolo delle guerre mondiali, la Shoah rappresenta il culmine dell’abisso: l’uomo diviene cosa, del tutto fungibile, da rimuovere dal mondo come si fa con i topi che infestano una tranquilla cittadina di provincia. Nel 1961 si svolge il processo ad Adolf Eichmann in una Gerusalemme abitata da migliaia di scampati alla distruzione dell’ebraismo europeo. La pensatrice della politica Hannah Arendt assiste alle prime udienze e poi ne scrive i resoconti per il settimanale The New Yorker. La categoria principale che usa per analizzare la figura di quell’ometto ordinario e vuoto di sentimenti è “male banale”; da essa si risale verso l’identikit di una persona impersonale, incapace di pensare. Cioè di scegliere fra male e bene, giacché non è in grado d’identificarli e distinguerli. Il “funzionamento” del tenente colonnello SS lo rende perfetto per contribuire alla realizzazione del genocidio bio-etnico di quasi sei milioni di ebrei in mezza Europa.
Relatore: dott. Ruggero D’Alessandro, sociologo e scrittore
Mercoledì 4 marzo 2015
Prima Guerra Mondiale e immigrazione: accoglienza, ricchezza e rappresentazioni democratiche della pluralità nel nostro territorio
Attraverso una succinta storia dei migranti che hanno segnato 100 anni fa l’inizio del riconoscimento di Ascona e Locarno come centro artistico, filosofico e politico europeo, vorrei segnalare il progressivo slittamento squalificante delle rappresentazioni dominanti sulla migrazione e interrogare il conseguente smarrimento della memoria storica di questo nostro patrimonio nelle giovani generazioni.
Relatrice: Francine Rosenbaum, saggista e formatrice etnoclinica
Mercoledì 22 aprile 2014
La guerra oggi dalle nostre parti, e la sua invisibilizzazione
Le guerre del ventesimo secolo hanno modificato profondamente i modi di percepire, abitare e plasmare gli spazi delle nostre vite. Nel 1917 il sotto-ufficiale dell’esercito imperiale tedesco Kurt Lewin, che negli anni successivi divenne famoso come uno dei fondatori della psicologia della Gestalt, scrisse un breve saggio sui paesaggi bellici e su come nel giro di pochi anni la guerra avesse mutato radicalmente la percezione del territorio. Da allora la guerra è onnipresente nella realtà spaziale, e da allora questa onnipresenza è andata trasformandosi ripetutamente, assumendo sempre nuove forme. Volgendo l’attenzione alla pacifica Svizzera, si mostrerà come la guerra sia tutt’altro che lontana da noi e come essa trapunti la nostra realtà territoriale di ogni giorno, secondo la modalità della sua progressiva invisibilizzazione.
Relatore: Raffaele Scolari, docente e saggista
Mercoledì 6 maggio 2014
Contro le guerre le “paci”
Negli ultimi 100 anni le guerre, in quanto forme ed esercizi di violenza armata organizzata, sono cambiate notevolmente: sempre meno guerre fra stati, sempre più guerre civili; sempre meno morti in uniforme, sempre più vittime civili — e quasi sempre in ciò che una volta si chiamava il Terzo Mondo o in territori fuori dell’Europa occidentale. Sono cambiate anche le motivazioni per ricorrere alla violenza: mentre interessi strategici e geopolitici esistono tuttora per alcuni stati, molte guerre vengono intraprese per il controllo di risorse naturali, mentre la più nefasta forma di guerra è quella della violenza identitaria esercitata in nome di una spesso fasulla identità nazionale, etnica o religiosa.
Sono cambiati anche le armi con cui si combattono le guerre: mentre la violenza diretta corpo a corpo esiste ancora e si espande, le nuovissime forme di violenza armata indiretta, con i loro devastanti effetti e danni collaterali, vengono attivate elettronicamente a miglia di chilometri di distanza e seguiti sullo schermo di un computer. E infine, sono cambiate anche l’intensità (ogni conflitto è tendenzialmente una guerra totale) la durata e l’estensione dei conflitti armati — ognuno dei qualii produce migliaia e migliaia di rifugiati interni e internazionali, per non parlare dei danni sull’ambiente globale. Tutti questi cambiamenti hanno modificato anche l’antidoto contro la guerra: la pace. Anzi, conviene di parlare di “paci” al plurale, così come per le guerre.
Quali sono le corrette analisi di queste nuove guerre contemporanee? Quali sono le risposte innovative e creative per prevenire, risolvere e trasformare i conflitti armati? Qual è il ruolo della società civile, delle organizzazioni non-governative, “degli uomini e delle donne di buona volontà” in tutto questo?
Relatore: dott. Peter Praxmarer, docente presso l’USI e diversi atenei europei
Mercoledì 07 maggio 2014, ore 17.30—19.30, Incontri in mediateca, SPAI-Locarno
La venticinquenne femminista nonché star della scena blog inglese Laurie Penny ha di recente pubblicato Meat Market. Female flesh under Capitalism (Il mercato della carne. Il corpo femminile nel capitalismo – non ancora tradotto in italiano). Del testo è stato detto che è un pezzo di dialettica femminista che mostra come il corpo della donna sia il fondamento del cannibalismo capitalista contemporaneo. Durante l’incontro verranno presentate le principali tesi dell’autrice e si tenterà di mostrare le continuità e i punti di rottura, ossia le novità, rispetto al femminismo degli anni settanta e ottanta – e ovviamente ci si interrogherà sul senso del femminismo oggi.